Negli ultimi anni le piattaforme di sviluppo cosiddetto low-code – ognuna con le proprie caratteristiche, tecnologie e approcci di sviluppo – stanno vivendo una rapidissima crescita in popolarità e performance. In realtà, prima ancora di intraprendere approfondite analisi tecniche per stabilire quale fra le tante piattaforme potremmo scegliere, è importante capire a priori se è il caso di optare per una soluzione del genere.
Ovviamente su questo aspetto si potrebbero scrivere saggi biblici, ma cercherò di limitarmi alle tre domande preliminari che reputo più importanti. Pronti? Via!
1 – Cosa vuoi o devi sviluppare?
La differenza fra un software gestionale fatto di tabelle e calcoli, un’app mobile per la gestione del traffico aereo locale, un programma per il monitoraggio clinico di un paziente e un editor di immagini è abbastanza evidente sotto tutti i punti di vista: dalla stesura preliminare del progetto allo sviluppo, fino ad arrivare all’obiettivo finale del lavoro. Di conseguenza, anche gli strumenti che sarà più opportuno utilizzare nelle singole occasioni saranno diversi fra loro.
Uno dei motivi per cui le piattaforme low-code sono in rapidissima crescita è perché il numero di scenari in cui vengono usate con successo è in rapida crescita [1]: da applicazioni per la gestione dei processi aziendali a quelle basate su micro-servizi e molto altro ancora.
Tuttavia, è importante precisare che, sebbene una piattaforma low-code si possa rivelare una validissima e preziosa alleata per un determinato progetto, allo stesso modo potrebbe essere la peggior nemica in un altro, se non proprio inutilizzabile. Non dobbiamo mai pensare che una piattaforma low-code possa essere la soluzione per ogni cosa. Pertanto, è fondamentale, come azienda, essere in grado di utilizzare e quindi poter offrire diverse modalità, approcci e tecnologie di sviluppo per rimanere sempre competitivi ed al passo con i tempi. Low-code compreso.
2 – Hai le competenze necessarie?
Spesso, potrete trovare riferite al low-code frasi del tipo: “Con il nuovo editor drag and drop vi basterà un click per realizzare la vostra applicazione”.
Ecco, in realtà, le cose non stanno esattamente così. Meno codice si scrive, più è necessario essere esperti e consapevoli di tutto ciò che sta accadendo dietro le quinte. Esperienza e conoscenze tecniche sono fondamentali per poter delegare – in questo caso ad una logica terza – la gestione di tanti aspetti legati allo sviluppo del progetto, sapendo che nel momento in cui sarà necessario (e quel momento arriverà!) non sarà difficile prendere il controllo della situazione ed intervenire lì dove necessario [2].
Probabilmente la situazione ideale per l’utilizzo di una piattaforma low-code (considerando ovviamente quanto detto per la prima domanda) è quella in cui si è comunque in grado di sviluppare e realizzare in totale autonomia ciò di cui abbiamo bisogno e possiamo quindi decidere di farci aiutare da un strumento di questo tipo per ottimizzare tempo e risorse. In ogni caso, ricordiamoci sempre che non farà il lavoro al posto nostro. Il codice sarà anche low, ma da scrivere ce ne sarà lo stesso.
3 – Il mercato e il settore in cui operi è compatibile con una soluzione del genere? Cosa comporta da un punto di vista aziendale?
Poter dare al proprio team di sviluppo totale carta bianca è un po’ come trovare il sacro graal dell’informatica. Tuttavia, ci sono sempre delle componenti di mercato che hanno un impatto sulle scelte tecnologiche che prendiamo. Ad esempio, una realtà molto specializzata in un determinato settore avrà la necessità di utilizzare tecnologie di sviluppo molto specifiche. In questo caso, non è detto che una piattaforma low-code si riveli sempre la scelta ottimale.
In ambito aziendale, è sempre bene non legarsi troppo saldamente ed esclusivamente a questo tipo di strumenti per poter mantenere sempre una sufficiente flessibilità ed autonomia [3], sia commerciale che tecnologica, con la quale potersi rendere competitivi ed appetibili in una vasta fetta di mercato.
Come già detto, una piattaforma low-code può essere una buona scelta per rendersi più rapidi ed efficienti e quindi più competitivi, ma anche questo ha il suo prezzo. A prescindere dall’effettivo costo economico – al quale prestare molta attenzione per evitare sorprese nascoste, vedi estensioni extra, plug-in a pagamento, post acquisti in-app, … -, bisogna tener conto del tempo e delle risorse necessarie per arrivare a coglierne i frutti. Ad un livello enterprise di utilizzo, spesso quasi sempre, la capacità e l’efficienza che questi strumenti sono ormai in grado di raggiungere sono proporzionate alla mole di impegno e formazione necessaria per poterle padroneggiare e sfruttare come si deve. Anche in questo caso, non illudetevi di avere un plug & play.
Dalle considerazioni che abbiamo appena fatto è facilemente intuibile che non esiste una risposta definitiva. Il contesto in cui ci troviamo nel momento in cui prendiamo in considerazione l’ipotesi di voler utilizzare una piattaforma low-code e le specifiche esigenze di cui dobbiamo tenere conto nel compiere questa scelta sono troppo variegate per poter avere una risposta univoca a priori. Inoltre – e questo è un argomento ugualmente complesso – parallelamente alle considerazioni strategiche di cui abbiamo appena parlato, la scelta di una piattaforma low-code non può prescindere da una lunghissima serie di aspetti tecnici e tecnologici di fondamentale importanza: in questo articolo ne trovi alcuni fra i più importanti.
Fonti
[1] “Casi reali di utilizzo delle piattaforme low-code” – OneclickApp
[2] “Il low-code è come i Lego, ma non è un gioco da ragazzi”, Alessandro Andriolo su ICTBusiness.it
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